Traversata della Croda Rossa da E a O, per la grande cengia N della Crodaccia Alta (con apertura della nuova via “Valleferro-Ganeo”!)

DIFFICOLTÀ COMPLESSIVA: EEA+. Salita del crinale tra la Crodaccia Alta e la Crodaccia: PD. Salita dalla cengia N della Crodaccia Alta sino alla forcella tra la Crodaccia Alta e la Croda Rossa Pizora: D-. Discesa dalla forcella alla Val Montesela: AD.

Traversata alpinistica fisicamente impegnativa, pressoché priva di indicazioni (bolli ed ometti), su roccia talvolta marcia; necessità di alternare progressione in conserva con soste da allestire con chiodi/friend, affrontando passaggi fino a III+ (non v’è presenza di spit).

DISTANZA: 15 km – DURATA: 9 h – DSL: 950 m D+

DATA: 6 settembre 2023

Premesse

È da un anno e mezzo che accarezzo l’idea di questa imponente traversata alpinistica, studiandone con emozione e cura tutti i più piccoli dettagli. Un itinerario in uno degli ambienti più remoti delle Dolomiti, che presenta innumerevoli incognite. In primo luogo, la traversata della grande cengia N che, a quota 2600m ca, congiunge la Crodaccia Alta con la Piccola Croda Rossa. Nessuno mai pare ve ne abbia accennato in alcuna sede. Interpellato il Maestro Fabio Cammelli a riguardo, ha dichiarato di non aver mai percorso la cengia in questione. In secondo luogo, ma solo per criterio cronologico, l’ascesa della parete che sovrasta la cengia, sino a raggiungere la forcella tra la Crodaccia Alta e la Piccola Croda Rossa… e la discesa sul versante opposto di Val Montesela (Ra Montejela). Nessuna relazione di tale itinerario è stata rinvenuta. A posteriori, infatti, posso confermare che trattasi sicuramente di una prima, che per semplicità ed in onore agli usi passati chiameremo “Valleferro-Ganeo”, auspicando di aver contribuito ad offrire un piccolo e modesto tassello alla storia alpinistica della Croda Rossa. Come in occasione dell’apertura della via “Cristallino Ovest” (vedi relazione), mi sento di esprimere le considerazioni che seguono, anche prevedendo ed anticipando i commenti di eventuali detrattori di per certo più competenti dello scrivente: 1) la via “Valleferro-Ganeo” non è la via più diretta e veloce per giungere alla forcella collocata tra la Crodaccia Alta e la Croda Rossa Pizora… anche perché in forcella non ci arriva nemmeno 😉 Conduce, infatti, in cresta, ca 170 m a O, in una posizione più elevata di ca una ventina di metri rispetto alla quota di forcella; 2) la via “Valleferro-Ganeo” non è la via più semplice per giungere sulla cresta che congiunge la Crodaccia Alta con la Croda Rossa Pizora. La via, infatti, si sviluppa per ca 280 m, da affrontare prevalentemente in arrampicata. Esiste, invece, una soluzione di salita alla cresta (NON alla forcella) apparentemente più agevole; la descrive Paolo Beltrame:

Da qui esiste una facile via di fuga che permette di raggiungere l’itinerario che collega la malga Stolla alla m.ga Cavallo [nda: Rossalm] (ovviamente questa via può venir percorsa anche in salita da chi vuole evitare la lunga cresta proveniente dalla Piccola Croda Rossa). Si scende per ghiaie in versante Nord e si imbocca, ben visibile dall’alto, una cengia ghiaiosa che, verso sinistra, conduce al crinale proveniente da La Crodetta.

Paolo Beltrame, 101% Vera Montagna – Dolomiti/Croda Rossa d’Ampezzo, Michele Beltrame Editore, 2008, pag. 147.

In conclusione, la traiettoria della via “Valleferro-Ganeo” è stata determinata sulla scorta di un attento esame della parete svolto in loco, alla base della parete, e non sulla cresta, prediligendo una linea che solcasse rocce sane e compatte anziché marci pendii detritici. Compagno di questa avventura sarà l’abile ed esperto Edoardo, con il quale ho già avuto il privilegio di condividere molte avventure e l’apertura di una nuova via.

Relazione dell’itinerario

Lasciamo l’auto nei pressi del Rifugio Pratopiazza (2000 m) ed imbocchiamo il sentiero n. 3 fino a giungere nel Cadin di Crodaccia (da me così nominato in occasione di precedente esplorazione con l’amico Paolo), conchiuso tra le strapiombanti pareti della Crodaccia Alta le franose rupi della Crodaccia. È chiaramente possibile raggiungere questo Cadin anche per altra via, da Cimabanche ovvero per il Troi de Milezinque (vedi relazione). Traversiamo quindi il Cadin di Crodaccia, mirando alla sella dove le compatte lastre della Crodaccia Alta si incuneano dentro la marcia e rossastra roccia della Crodaccia (fig. 1). Le ripide ghiaie risultano piuttosto stabili e risaliamo sino alla base della Crodaccia, dove una modesta cengetta, che diparte da una rossa terrazza panoramica (fig. 2), ci consente un incedere più agevole verso il bicolore canale di risalita (fig. 3).

fig. 1 – Il Cadin di Crodaccia e la traiettoria da tenere
fig. 2 – La rossastra terrazza panoramica sovrastante il Cadin di Crodaccia
fig. 3 – Approdati sul canale di risalita “bicolor”: sulla destra, il marcio rossastro della Crodaccia e sulla sinistra la compatta roccia della Crodaccia alta

Appena approdati sulla solida roccia della Crodaccia Alta, ci attende una divertente progressione sui grigi e levigati lastroni che, con una pendenza di circa il 45%, si innestano letteralmente dentro la terrosa materia della Crodaccia (fig. 4). È davvero singolare che due montagne appartenenti allo stesso gruppo possano mutare così drasticamente geomorfologia, a così breve distanza (fig. 5)… ebbene, questa è la Croda Rossa!

fig. 4 – La progressione sui lastroni della Crodaccia Alta nei pressi della forcella tra Crodaccia Alta e Crodaccia
fig. 5 – Il lembo detritico e rossastro, spigolo estremo della Crodaccia, si “appoggia” morbido sulle solide grigie rocce della Crodaccia Alta

Procediamo con attenzione sui lastroni inclinati, sfruttando le generose fenditure che ci permettono di eseguire una divertente arrampicata (fino a II) (fig. 6 e 7), fino a che un settore dello spallone più gradonato smorza la pendenza e ci consente di tornare bipedi. Dalla Crodaccia, un camoscio ci osserva incuriosito… quante persone avrà mai visto su questo crinale!?! Intercettiamo anche un ometto, segnavia dell’itinerario di ascesa della Crodaccia Alta, e lo superiamo, tenendoci leggermente sulla destra, giungendo ora sulla sommità dello spallone, in un settore quasi pianeggiante (fig. 8). Nell’assoluto silenzio di questi luoghi inviolati, il nostro passaggio spaventa una lepre selvatica, che salta elegantemente tra le rocce: una vera e propria lepre montanara, a 2600 m di altitudine!!!

fig. 6 – La divertente progressione sui lastroni
fig. 7 – Sempre risalendo i lastroni
fig. 8 – Sulla sommità dello spallone che congiunge la Crodaccia Alta con la Crodaccia

Siamo ora finalmente in vista della cengia (fig. 9): la tanto agognata cengia N della Crodaccia Alta. È da un anno e mezzo che me la figuravo… me la immaginavo più stretta ed inclinata. È invece un cengione enorme (fig. 10), e nella prima sezione ospita addirittura due piccoli catini. Traversiamo quindi questa distesa lunare, pressoché pianeggiante, con grande fatica nell’incedere, camminando su grandi ed instabili rocce (fig. 11).

fig. 9 – Ecco la cengia nord della Crodaccia Alta
fig. 10 – Alla faccia della cengia 😉
fig. 11 – Camminare su questa superficie è un incubo!

Ci si dirige quindi alla base di uno sperone roccioso, là dove la cengia si restringe ed inizia a declinare verso il crinale de La Crodetta. Questo è il punto di attacco della nuova via “Valleferro-Ganeo”, a quota 2630 m ca, facilmente individuabile in quanto pochi metri a valle di una rientranza nella parete causata da un distacco di roccia (fig. 12). Il primo tiro ci porta a risalire il crinale dello sperone roccioso, su roccia marcia e terreno detritico, fino ad un robusto pinnacolo dove il primo di cordata può dare volta per assicurare sé stesso ed il secondo (fig. 13).

fig. 12 – L’attacco della via “Valleferro-Ganeo”, quota 2630 m, subito a valle della caratteristica rientranza nella parete
fig. 13 – Il primo tiro risale su rocce incerte fino ad un robusto pinnacolo

Il secondo tiro attacca la parete frontalmente e si sviluppa in verticale, per ca una ventina di metri (fig. 14). La roccia è ora compatta e sicura e l’arrampicata più aerea. Superata la parete, si giunge su una comoda cengia dove non mancano solide rocce sulle quali allestire una sosta (fig. 15) e dalla quale si può apprezzare nella sua interezza la cengia N di Crodaccia Alta poco prima percorsa (fig. 16).

fig. 14 – Il secondo tiro
fig. 15 – La comoda cengia dove allestire la sosta per il secondo tiro
fig. 16 – La grande cengia N di Crodaccia Alta. Si distingue la traccia che abbiamo lasciato con il nostro passaggio sul ghiaione vergine

Il terzo tiro da 30 m ci porta a spostarci verso destra, su una parete più poggiata e sempre di solida roccia (fig. 17 e 18), fino a raggiungere una ripida parete gradonata dalla quale già distinguiamo la stretta sella che andremo a raggiungere (fig. 19).

fig. 17 – Con il terzo tiro deviamo verso destra
fig. 18 – Gli ultimi metri del terzo tiro
fig. 19 – Dall’arrivo del terzo tiro, già notiamo la sella che andremo a raggiungere, sulla destra

Procediamo ora in conserva, traversando il costone della parete su mobili ghiaie (fig. 20), fino a raggiungere una selletta terrosa, con tanto di ometto (fig. 21). È questo verosimilmente il punto di arrivo della via descritta da Paolo Beltrame, citata in premessa.

fig. 20 – Il traverso procedendo in conserva
fig. 21 – La selletta terrosa con ometto, probabile punto d’arrivo dell’itinerario descritto da Paolo Beltrame

Gli ultimi metri di questa progressione in conserva sono i più delicati. Traversiamo la selletta e ci troviamo su una ripida ed insidiosa cengia detritica, in leggera discesa e completamente marcia (fig. 22). Con grande cautela, percorriamo la cengia, fino ad aggirare lo spigolo (fig. 23) e ci troviamo in un largo canale altrettanto marcio e dirupato.

fig. 22 – La cengia inclinata e detritica subito superata la selletta terrosa
fig. 23 – Con cautela, aggiriamo lo spigolo della cengia detritica

Inizia ora il quarto tiro di arrampicata, alpinisticamente il più impegnativo. Sull’opposto lato del canale detritico, individuiamo un intaglio nella roccia che risale la parete e decidiamo di seguirlo (fig. 24). Procedere all’interno dell’intaglio si rivela tuttavia presto poco saggio: il terreno è così marcio che ogni appiglio si sgretola ed il movimento della stessa corda genera piccole scariche. Più sicuro è invece progredire sul bordo sinistro dell’intaglio, che appare più affidabile. Mi apposto comunque dentro una sporgenza nella roccia ed Edoardo attacca la parete con estrema delicatezza, quasi camminasse sulle uova (fig. 25)! Ciò nonostante, dopo una decina di metri, una bella roccia rossastra si stacca dalla parete e si proietta nel cielo esattamente sulla traiettoria del mio volto; abbasso repentinamente la testa e mi insacco dentro la sporgenza che avevo scelto come riparo. Sento il sibilo della roccia che mi supera e non posso che ringraziarmi per essere sempre così pedantemente attento alla sicurezza e, nel caso di specie, alla regola che impone al secondo di avere un buon riparo, soprattutto quando è sulla stessa linea del primo 😉 A metà del quarto tiro, superato il primo intaglio, se ne apre un secondo. Il superamento di questo secondo intaglio rappresenta forse il passaggio più delicato dell’intera progressione; lo si affronta in opposizione, cercando di portarsi il prima possibile sulla parete di destra, che presenta appigli più sani.

fig. 24 – L’intaglio che scegliamo di risalire per il quarto tiro
fig. 25 – Edoardo attacca il quarto tiro, la sezione più delicata dell’intera ascesa

Ora la parete si fa più gradonata ed il quinto tiro si svolge su roccia nuovamente compatta, puntando leggermente a sinistra (fig. 26) fino a giungere ad una comoda cengetta pietrosa inclinata. La traversiamo in conserva fino a guadagnare un piccolo rilievo (2730 m) in cresta (fig. 27).

fig. 26 – Il quinto tiro si svolge su roccia gradonata
fig. 27 – La cengetta inclinata che conduce finalmente in cresta

Siamo sul fil di cresta, il panorama è maestoso, la giornata magnifica; finalmente si apre ai nostri occhi la Val Montesela (Ra Montejela), sovrastata dalla cima della Croda Rossa, 3146 m (fig. 28 e 29). La forcella dove saremmo voluti giungere si trova a ben 170 m in direzione E rispetto a dove ci troviamo (fig. 30)!!! Probabilmente, dopo il 3° tiro, avremmo dovuto deviare verso E ed in un solo tiro saremmo giunti in forcella. La parete, tuttavia, appariva particolarmente ripida su quel versante e ci saremmo verosimilmente trovati ad affrontare passaggi di V. L’itinerario di ascesa che abbiamo preferito è certamente più lungo (ca 280 m di sviluppo e 100 m D+) ma indubbiamente più sicuro, specialmente per il primo di cordata che si muove su una parete non attrezzata.

fig. 28 – Sul fil di cresta, 2730 m, con alle spalle il versante settentrionale di Malga Cavallo (Rossalm) e de La Crodetta
fig. 29 – In cima, con alle spalle la parete N della Croda Rossa e la sezione apicale della Val Montejela
fig. 30 – Rappresentazione grafica della via Valleferro-Ganeo

Dopo una brevissima pausa ristoratrice, iniziamo la discesa. Affrontiamo i primi cinque metri zig-zagando tra facili roccette (fig. 31) fino a giungere su uno spigolo che conduce ad un terrazzino aereo, circa cinque metri sopra un canale detritico che taglia la parete in diagonale. Affrontiamo questi cinque metri verticali disarrampicando (fig. 32) (e qui perdo i miei occhiali da vista ritirati dall’ottico esattamente il giorno precedente. Se qualcuno volesse tornare…….. ;-).

fig. 31 – La prima sezione in disarrampicata su facili roccette, poco a valle della cresta
fig. 32 – La discesa nel ripido canale che taglia la parete in diagonale

Percorriamo quindi il canale in conserva, badando di traversarlo, alla fine, portandosi sulla sinistra (perché il canale finisce nel vuoto!), approdando su una parete di sfasciumi, colorata di muschi e chiazze di timida erbetta (fig. 33).

fig. 33 – La discesa del canale, al cui sbocco bisogna tenersi a sinistra, sulle balze detritiche

Si continua la discesa, sempre in conserva e sempre mirando verso sinistra, disarrampicando su facili roccette (fig. 34 e 35)

fig. 34 – Si tiene la sinistra tra facili roccette
fig. 35 – Edoardo in disarrampicata su facili roccette

Si tratta ora di affrontare una ripida cengia detritica che taglia in diagonale la parete per una ventina di metri, sempre muovendo verso E. Allestiamo una sosta con un friend (fig. 36 e 37) e procediamo in disarrampicata per una quindicina di metri (fig. 38).

fig. 36 – La cengia detritica da percorrere in leggera discesa
fig. 37 – Il mio friend torna sempre utile!
fig. 38 – In disarrampicata sulla cengia inclinata

Ci si trova ora alle pendici di uno spigolo roccioso (fig. 39), che traversiamo alla base, mirando verso O, con un traverso molto delicato su roccia marcia, da superare con spaccata aerea sopra un canalino (fig. 40: il traverso indicato con freccia).

fig. 39 – Alla base dello spigolo roccioso da traversare verso O
fig. 40 – Il traverso alla base dello spigolo roccioso: in prossimità della freccia si supera con spaccata aerea un canale detritico

Siamo ora nel tratto finale, sopra uno stretto intaglio nella roccia marcia e friabile; si tratta di svolgere una calata di circa una ventina di metri dentro il canale che conduce finalmente sulle ghiaie alle pendici della Crodaccia Alta. Allestiamo una sosta su due solidi speroni rocciosi (abbandonato cordino e ghiera) (fig. 41) e scendiamo in disarrampicata dentro il canale che presenta il susseguirsi di tre gradoni alti un paio di metri ciascuno (fig. 42 e 43).

fig. 41 – La sosta allestita per la calata
fig. 42 – Il canale marcio che conduce al ghiaione alla base della Crodaccia Alta
fig. 43 – Il terzo ed ultimo gradone finale del canale che conduce al ghiaione

Il gioco è fatto 😉 Posiamo il piede sul ghiaione a quota 2708 m su un terreno squisitamente morbido, quasi la Croda Rossa avesse voluto premiarci per questa audace avventura esplorativa! Scendiamo quindi il ghiaione, tenendo la sinistra per evitare un evidente salto di roccia, su un comodo ghiaione dal fondo terroso che ammortizza il nostro stanco incedere (non durerà molto 🙁 ) (fig. 44). Nel piccolo catino alla base della Crodaccia Alta, corrispondente alla sezione apicale settentrionale della Val Montesela, in un luogo completamente inviolato, scorgo un oscuro pertugio che spicca nitido sulla luminosa parete (fig. 45). Mi fermo, titubante… per oggi è abbastanza, ma so che la curiosità tornerà a fare capolino nei prossimi anni!

fig. 44 – La piacevole discesa sul ghiaione nel lobo apicale settentrionale di Ra Montejela
fig. 45 – La grotta che si apre ai piedi della Crodaccia Alta, nel catino settentrionale della Val Montesela

La pendenza è ora diminuita e l’incedere sul ghiaione diventa particolarmente impegnativo, specie alla fine di una simile giornata. L’ambiente che ci circonda, tuttavia, ripaga ogni sforzo, e la maestosità dell’immenso ed imponente spazio incontaminato sovrasta ogni fatica, investe e riempie di silenziosa emozione.

fig. 46 – La Val Montesela (Ra Montejela)
fig. 47 – Le pareti a picco della Piccola Croda Rossa (Croda Rossa Pizora)
fig. 48 – La traiettoria di discesa, nel lobo settentrionale della Val Montesela e la prima fonte di acqua da Malga Stolla
fig. 49 – L’imbocco di Ra Montejela

Siamo ora giunti all’imbocco della Val Montesela e scegliamo di scendere a Malga Ra Stua per Ra Jeralbes, lungo il vecchio sentiero 0. Maggiori dettagli sulla via di discesa (anche, eventualmente, verso Lerosa) possono essere rinvenuti nella relazione “Esplorando Ra Montejela”.

Considerazioni finali

Probabilmente, questa è l’avventura esplorativa più impegnativa mai portata a termine. Non la più faticosa (la più faticosa è stata l’apertura della via “Cristallino Ovest“) né la più estrema quanto a esposizione (metterei al primo posto la traversata di Forcella Campale). È stata però la più lunga in ambiente sconosciuto, muovendosi nell’incertezza di essere sulla via corretta, nel dubbio che alla fine del tiro vi sia un altro possibile tiro o una liscia parete nel vuoto. È questa lunga permanenza in un ambiente vergine, su traiettorie mai solcate prima, che ha reso “impegnativa” l’esplorazione. Si aggiunga a ciò la variabile della roccia marcia, condizione ben nota quando ci si muove in Croda Rossa. È chiaro che una simile traversata, in ambiente tanto solitario e remoto, è rivolta ad un escursionista navigato, avvezzo ad avventurarsi in itinerari non segnalati né tantomeno attrezzati e, ovviamente, provvisto delle necessarie competenze tecniche ed attrezzature.

4 risposte a “Traversata della Croda Rossa da E a O, per la grande cengia N della Crodaccia Alta (con apertura della nuova via “Valleferro-Ganeo”!)”

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